“Vivo da allora con il senso di colpa”
Angelo Corbo era sull’auto che seguiva quella di Falcone “Respirava ancora: ci aspettavamo che i mafiosi arrivassero a finirci”
Giovedì 30 novembre, Sala del Consiglio presso il Municipio (ingresso da via Boiardi), ore 21
LA MAFIA VISTA DA VICINO
incontro con Angelo Corbo
superstite della strage di Capaci del 23 maggio 1992
Saluto del Sindaco Emanuele Cavallaro nell’ambito del progetto Legalità & cittadinanza responsabile.
Il 23 maggio 1992, essendo il più giovane degli uomini di scorta, si trovava nella macchina che seguiva il giudice, seduto dietro, incaricato di controllare il lato posteriore. I tre uomini della sua auto riportarono gravi ferite, ma sopravvissero: con Angelo Corbo, c’erano Gaspare Cervello e Paolo Capuzza.
Sopravvisse anche l’autista giudiziario Giuseppe Costanza, che si trovava seduto dietro, nella automobile guidata dal giudice Giovanni Falcone. Morirono i tre agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, oltre a Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo. Angelo Corbo fu testimone di quanto avvenne quel giorno, poiché riuscì ad uscire subito dall’auto, benché ferito.
“Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze”, di Angelo Corbo
curatori: D. Bilotta, S. Tamborrino – ED/Diple
Il ricordo e le emozioni di un ex poliziotto, il più giovane tra gli uomini di scorta di G. Falcone
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Angelo Corbo, a distanza di tempo ritorna su alcuni aspetti ancora oscuri della strage di Capaci: su quali elementi era fondata la convinzione che il pericolo per Falcone, dopo il trasferimento a Roma, fosse attenuato tanto da non avere più una scortaspecifica?
Oggi, a distanza di tanti anni, possiamo chiederci chi erano gli autori di tale convinzione e come giudicarli?
Ombre e ipotesi aumentano per la scomparsa del rullino, sottratto al primo soccorritore da due “agenti di Polizia”: sorprende la celerità con cui sono giunti sul luogo dell’attentato e in possesso di un documento utile alle indagini non lo consegnano agli investigatori.
I mafiosi autori della strage e i complici fuggono dopo il terribile boato, come ci ricordano i pentiti, e quindi occorre cercare in altre direzioni per dare un volto ai due e tornano in mente le parole del pentito Gioacchino La Barbera, che vi erano uomini estranei alla mafia nei preparativi all’attentato.
Qualcuno che era sul luogo e cercava qualcosa fra le rovine dell’esplosione e non gradiva essere ripreso!
Info: Segreteria del Sindaco, tel. 0522 622201
In collaborazione con l’Associazione Caracò, cell. 338 3873640
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