Ex voto

Gli ex voto

Ex voto è un’abbreviazione della frase “ex voto suscepto”, ossia “in base ad una promessa fatta”. Gli ex voto sono opere d’arte, per lo più immagini dipinte, create per rendere grazie e testimonianza pubblica di un evento miracoloso, quale un pericolo scampato o una guarigione da una malattia. Tali opere, commissionate dal beneficiato o dalla sua famiglia, rappresentano il fatto, ciò che è successo, l’incidente o la malattia da cui si è guariti e rendono pubblico, conoscibile da tutti, il particolare favore che la divinità ha concesso al miracolato, intervenendo e salvandolo. L’ex voto ha anche un intento pedagogico: chi si troverà in tale situazione avrà salva la vita solo se si affiderà alla preghiera. Essi rappresentano al contempo il pericolo, la richiesta di salvezza ed il beneficio ricevuto. Il tutto in un’unica rappresentazione, in un unico istante, in un rapporto di causa – effetto tra incidente, preghiera e grazia. Gli ex voto sciolgono la promessa fatta per una grazia chiesta e ricevuta. Nel corso della loro storia queste espressioni d’arte e di fede non sono state solo immagini dipinte, ma anche rappresentazioni di parti del corpo guarite, statuette, quadri o addirittura pale d’altare. Le dimensioni di quelli più comuni sono sempre molto contenute. I materiali possono essere i più vari, anche poveri o di recupero, come vecchie tavolette di legno, oppure possono essere oggetti sbalzati nel metallo, d’argento o di latta e raffigurare parti anatomiche guarite (anatomorfi): gambe, braccia, occhi. La fisicità della parte del corpo guarita può essere sublimata ed essere rappresentata attraverso un cuore fiammeggiante, organo sede dell’amore per l’entità celeste, simbolo del sangue in movimento, della vita salvata. Come ex voto furono innalzate chiese o plasmate sculture per ringraziare in modo collettivo uno scampato pericolo come ad esempio un’epidemia.

Comparsi nel XIV secolo, la produzione degli ex voto ebbe un incremento nel XVI secolo a seguito della controriforma, che vedeva con favore le manifestazioni pubbliche di fede. Infatti sono spesso collocato presso gli altari dei luoghi di culto, dove tutti possono vederli e dove entrano a far parte della storia dell’edificio sacro in cui sono esposti. Ebbero, nel corso del XVIII e del XIX secolo, il periodo del loro maggiore sviluppo. Diffusi su tutto il territorio europeo, in Italia se ne trovano soprattutto in Friuli Venezia Giulia, in Trentino Alto Adige, in Valle d’Aosta, in Lazio ed in Puglia, in provincia di Brescia, a Modena ed a Rimini.

Gli ex voto, prodotti da artisti popolari, spesso conosciuti o comunque riconducibili ad una stessa mano per il loro stile personale, sono per lo più caratterizzati dalla semplicità della composizione e della tecnica esecutiva, ma risentono sempre della cultura pittorica del periodo in vennero prodotti. Ne furono influenzati Lorenzo Lotto e, molto dopo, Marc Chagall. Mantegna produsse la “Pala della vittoria” per i Gonzaga. La descrizione del paesaggio è ingenua. Da questo punto di vista i colori sono quelli di base e l’anatomia dei personaggi è sommariamente delineata, tanto che le figure assomigliano a pupazzetti di stoffa ritagliata più che a persone in carne ed ossa; i loro gesti sono marcati e teatrali. Nel caso dell’ottenimento di una guarigione i personaggi mostrano il corpo malato, i segni fisici della malattia, gli arti gonfi o le ferite, con particolari macabri in evidenza. La presenza del medico sulla scena del miracolo serve a certificare l’evento, egli è presente in quanto personaggio dotto e sapiente, per dare pubblica fede al miracolo ed al contempo per dare atto del fallimento della propria scienza di fronte alla potenza del soprannaturale. Vengono raffigurati anche gendarmi in divisa e notai. Le scene raffigurano sempre il protagonista dell’evento miracoloso, sommariamente definito, ma preciso nelle sue caratteristiche fisiche peculiari e con i suoi veri vestiti, in genere quelli della festa, ossia i più belli ed eleganti perché l’evento miracoloso è un momento di giubilo e di gioia, che il beneficiato esprime anche indossando l’abito più importante del suo guardaroba. Le donne hanno il capo coperto in segno di devozione come usava comunemente in passato quando entravano in chiesa, gli uomini sono a capo scoperto, ma l’accessorio è lì, sulla scena, appoggiato o in mano in segno di rispetto e per identificare il suo status sociale. Il momento fissato nel ritratto è quello in cui si svolge l’episodio: è il momento della preghiera formulata verso l’entità celeste per ottenere la grazia o è quello del ringraziamento per l’intercessione già avvenuta. Il fortunato,   attraverso lo sguardo, dialoga silenziosamente con un’immagine divina, quasi sempre la Beata Vergine, quasi mai Gesù. I due si guardano e, con essi, due dimensioni diverse e divise, quella divina e quella terrestre entrano in contatto. Circondata da una cornice di nuvole, in genere posta in alto a sinistra dell’immagine votiva, la Madonna o un santo o una santa, posano il loro sguardo benevolo sul supplicante ed intercedono presso il Signore per la salvezza di quello. Se è presente un santo egli è tra Maria e l’essere umano, e funge da tramite tra i due. Il santo è quello più venerato della zona in cui avviene l’episodio, così come la Madonna è quella titolare del santuario più vicino,   quella considerata protettrice di quel luogo. Maria assisa in trono come regina del cielo o in qualità di dolce madre del bambin Gesù che tiene in braccio, fa capolino nel mondo, irrompendo nel mondo terrestre e cambiando il corso degli avvenimenti, ma restandone sempre ben separata. La figura celeste a volte non è un’apparizione, ma è un’immagine sacra, una figura devozionale dipinta dentro un tabernacolo o un’edicola. Il supplicante viene raffigurato in ginocchio di fronte all’altare mentre sta pregando, a volte senza la raffigurazione del fatto. A volte sono le anime del purgatorio che dispensano la loro forza ausiliatrice. L’evento miracoloso è rappresentato in modo circostanziato, il paesaggio è proprio quello in cui è accaduto il fatto, l’albero dipinto è quello da cui si era caduti, proprio quel melo, quel noce. Le scene, spesso dipinte sommariamente in serie, venivano poi caratterizzate con le richieste specifiche dei committenti: i personaggi assumevano i loro tratti somatici ed indossavano i loro abiti. Le camere da letto venivano caratterizzate dipingendovi all’interno oggetti che realmente appartenevano alla persona e distinguevano l’arredamento e l’ambiente della casa. Certe volte l’episodio è narrato nei minimi particolari, anche con l’aiuto di didascalie entro cartigli all’interno della scena, altre volte invece la descrizione è sommaria, altre volte ancora la grazia ottenuta è misteriosa, la persona è ritratta in preghiera e tiene per sé la sua gratitudine, come fosse un segreto tra lei e la divinità. In tempi contemporanei qualcuno giura di avere visto come ex voto, non si sa dove, un oggetto simile ad un pace – maker.

 

 

Bibliografia:

  • Turchini, “Ex voto. Per una lettura dell’ex voto dipinto” Arolo Editore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GLI EX VOTO

 

Gli ex voto sono opere d’arte create “in base ad una promessa fatta”, per lo più immagini dipinte, create per rendere grazie e testimonianza pubblica di un evento miracoloso, quale un pericolo scampato o una guarigione da una malattia. Tali opere, commissionate dal beneficiato o dalla sua famiglia rappresentano il fatto, ciò che è successo, l’incidente o la malattia da cui si è guariti e rendono pubblico, conoscibile da tutti, il particolare favore che la divinità ha concesso al miracolato intervenendo e salvandolo. L’ex voto ha anche un intento pedagogico: chi si troverà in tale situazione avrà salva la vita solo se si affiderà alla preghiera. Il fortunato con lo sguardo dialoga silenziosamente con un’immagine divina. I due si guardano e con essi due dimensioni diverse e divise, quella divina e quella terrestre entrano finalmente in contatto.