Via Platone (Ingresso Orti Sociali),
a Rubiera (RE)
Biografia essenziale:
Vito Annovi nasce il 1 Agosto del 1912 a Rubiera (RE). Catturato in Albania col grado di Sergente dell’Esercito Italiano, come prigioniero di guerra dalle forze armate naziste dopo l’Armistizio dell’8 Settembre 1943 (a causa del rifiuto di aderire alla Repubblica Fascista di Salò), fu deportato (in treno fino a Belgrado, poi in nave sul Danubio fino a Vienna, e di nuovo in treno) in un campo di prigionia in Austria per essere impiegato nei lavori forzati. Morì qui il 7 Marzo 1945 per una polmonite a soli 32 anni, pesando appena 40 Kg. Riposa nel Cimitero Militare Italiano di Mathausen.
La storia di Vito Annovi
Il cittadino a cui abbiamo dedicato la seconda pietra d’inciampo rubierese è Vito Annovi.
Annovi Vito, figlio di Aldo (detto Aldino) e Adelina Coppelli, nacque a Rubiera il 1 Agosto 1912.
La famiglia, originaria di Baggiovara (MO), si era trasferita oltre il Secchia l’11 Novembre 1905, giorno di San Martino, nella casa oggi inesistente, di Borghi di Rubiera al civico 24, dove Vito visse con i genitori, i nonni Aniceto Annovi e Annunciata Micagni, i cinque fratelli (Armando, Renzo, Ada, Dimma e Franca) e le famiglie degli zii Diego Annovi e Agostino Annovi.
Assieme a tutti i membri del suo nucleo famigliare svolgeva la professione di contadino mezzadro.
Vito, come tradizione delle famiglie contadine del tempo, ha frequentato la scuola solo fino alla 3° elementare, ma chi lo aveva conosciuto diceva che scriveva bene e che gli piaceva leggere il giornale.
Dal foglio matricolare si evince che era alto 1,75, di corporatura robusta, capelli castani, occhi castani e colorito roseo.
Fu chiamato per la prima volta alle armi nel marzo 1933 come militare di leva: servizio svolto nel 18° Reggimento Artiglieria da Campagna, dal quale venne congedato nell’Agosto 1934 con i gradi di caporale maggiore. Venne poi richiamato alle armi una seconda volta nel 1938 nel 11° Reggimento Artiglieria del Monferrato, una terza volta nel 1939 ed infine per la quarta ed ultima volta il 12 giugno del 1940, quando, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania Nazista avvenuta due giorni prima, venne inviato in Albania nell’11° Reggimento Artiglieria Alessandria.
Qui Vito, divenuto nel frattempo sergente nel maggio del 1942, venne catturato dalle truppe naziste subito dopo l’armistizio del 8 settembre 1943, in quanto si rifiutò di aderire alla Repubblica fascista di Salò, e fu trasferito come IMI (Internato Militare Italiano, cui non erano riconosciuti i diritti previsti dagli accordi internazionali per i prigionieri di guerra) in uno dei tanti campi di prigionia che in Austria facevano da costellazione al lager principale di Mauthausen: il campo di Rottenmann – Steiermark, nella regione della Stiria.
Lì morì il 7 Marzo 1945 all’età di 32 anni, per polmonite e malnutrizione conseguenti ad una detenzione trascorsa in condizioni disumane, che lo portarono a pesare appena 40 kg al momento del decesso, e fu inizialmente sepolto nel locale cimitero civile cattolico.
In seguito le sue spoglie sono state traslate a Reiferdorf, piccola frazione del comune di Mauthausen (Austria), nel cimitero militare italiano, dove riposano attualmente, posizione tombale: fila 1, tomba 7.